POVERI : TRATTO DALL’OMELIA DEL PAPA

 

Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre Francesco per la III Giornata Mondiale dei Poveri

Il povero è una protesta continua contro le nostre ingiustizie; il povero è una polveriera. Se le dai fuoco, il mondo salta” (n. 4), permette a Papa Francesco di provocare quanti sembrano sordi e indifferenti davanti alla sofferenza di “milioni di uomini, donne, giovani e bambini… che si aggirano per le strade delle nostre città” “famiglie costrette a lasciare la loro terra per cercare forme di sussistenza altrove; orfani che hanno perso i genitori o che sono stati violentemente separati da loro per un brutale sfruttamento; giovani alla ricerca di una realizzazione professionale a cui viene impedito l’accesso al lavoro per politiche economiche miopi; vittime di tante forme di violenza, dalla prostituzione alla droga, e umiliate nel loro intimo. Come dimenticare, inoltre, i milioni di immigrati vittime di tanti interessi nascosti, spesso strumentalizzati per uso politico, a cui sono negate la solidarietà e l’uguaglianza? E tante persone senzatetto ed emarginate che si aggirano per le strade delle nostre città? Quante volte vediamo i poveri nelle discariche a raccogliere il frutto dello scarto e del superfluo, per trovare qualcosa di cui nutrirsi o vestirsi!… Vagano da una parte all’altra della città, sperando di ottenere un lavoro, una casa, un affetto… eppure, anche là dove dovrebbe registrarsi almeno la giustizia, spesso si infierisce su di loro con la violenza del sopruso. Sono costretti a ore infinite sotto il sole cocente per raccogliere i frutti della stagione, ma sono ricompensati con una paga irrisoria; non hanno sicurezza sul lavoro né condizioni umane che permettano di sentirsi uguali agli altri. Non esiste per loro cassa integrazione, indennità, nemmeno la possibilità di ammalarsi” (n. 2).

Parole che fanno tremare tanto sono realistiche nel descrivere quanto avviene sotto gli occhi spesso chiusi di quanti dovrebbero garantire almeno la dignità e la giustizia. Papa Francesco, comunque, nella sua denuncia va oltre e provoca a guardare anche alle forme più sofisticate di discriminazione che sembrano moltiplicarsi dovunque: “Si è giunti perfino a teorizzare e realizzare un’architettura ostile in modo da sbarazzarsi della loro presenza anche nelle strade, ultimi luoghi di accoglienza” (n. 2). Se si tolgono anche le strade cosa rimane per il povero privo di tutto? Da qui, prende avvio la riflessione sull’impegno concreto che i cristiani –e con loro quanti hanno a cuore la solidarietà e vivono per il riscatto dei poveri, della loro dignità e a favore della giustizia- sono chiamati a esprimere “nella vita ordinaria di ogni giorno”. Un impegno che “non consiste solo in iniziative di assistenza che, pur lodevoli e necessarie, devono mirare ad accrescere in ognuno l’attenzione piena che è dovuta ad ogni persona che si trova nel disagio” (n. 7). Papa Francesco, insomma, ritorna su un tema che gli è particolarmente caro: “I poveri prima di tutto hanno bisogno di Dio, del suo amore reso visibile da persone sante che vivono accanto a loro, le quali nella semplicità della loro vita esprimono e fanno emergere la forza dell’amore cristiano.

Dio si serve di tante strade e di infiniti strumenti per raggiungere il cuore delle persone. Certo, i poveri si avvicinano a noi anche perché stiamo distribuendo loro il cibo, ma ciò di cui hanno veramente bisogno va oltre il piatto caldo o il panino che offriamo. I poveri hanno bisogno delle nostre mani per essere risollevati, dei nostri cuori per sentire di nuovo il calore dell’affetto, della nostra presenza per superare la solitudine. Hanno bisogno di amore, semplicemente” (n. 8). Una sfida, quindi, a saper guardare all’essenziale. Papa Francesco ben consapevole che “Non è facile essere testimoni della speranza cristiana nel contesto della cultura consumistica e dello scarto, sempre tesa ad accrescere un benessere superficiale ed effimero” (n. 7), chiede in particolare ai volontari di non fermarsi alle prime necessità materiali, ma invita tutti a realizzare un passaggio ulteriore. Per essere concreti segni di speranza, infatti, è necessario “scoprire la bontà che si nasconde nel loro cuore”, farsi “attenti alla loro cultura e ai loro modi di esprimersi, per poter iniziare un vero dialogo fraterno” (n. 8). Per realizzare questa unità di intenti e di solidarietà, continua il Papa, è importante che si mettano “da parte le divisioni che provengono da visioni ideologiche o politiche” per fissare “lo sguardo sull’essenziale che non ha bisogno di tante parole, ma di uno sguardo di amore e di una mano tesa” (n. 8).